Come la VTA estingue la paura

 

 

GIOVANNA REZZONI

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XXII – 03 maggio 2025.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

L’estinzione della paura, ossia il recupero dell’assetto funzionale di base precedente l’esperienza che ha generato la risposta neurofunzionale e neuroendocrina negativa, è un processo molto importante della fisiologia dei mammiferi al punto da essere vitale. In molte patologie da stress umane si assiste a un perdurare cronico della reazione acuta, attraverso l’attività di circuiti che rilanciano l’attivazione della risposta ciclicamente[1], mantenendo in forma patologica uno stato funzionale che normalmente si estingue poco tempo dopo il cessare dell’evento vissuto come minaccia per l’integrità e la vita. Per questa ragione, gli studi su meccanismi e processi di estinzione della paura hanno un grande rilievo per la comprensione dettagliata della fisiopatologia dei disturbi da stress e, in particolare, per l’individuazione di strategie terapeutiche più efficaci di quelle attuali per il trattamento sintomatico del Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD) e delle sindromi correlate.

Oggi proponiamo un nuovo e interessante studio, che presenta risultati ottenuti seguendo una traccia considerata da tempo molto promettente. A differenza di quanto hanno fatto gli autori di questo lavoro sperimentale, che hanno messo nel titolo la dopamina, noi abbiamo posto l’accento sulla VTA (area tegmentale ventrale), ossia la formazione grigia che contiene la popolazione dopaminergica responsabile dell’effetto di estinzione, per sottolineare che non si tratta di una generica funzione della dopamina – come ingenuamente si sarebbe potuto credere mezzo secolo fa – ma di un processo legato al ruolo neurofisiologico della VTA nelle reti cerebrali.

Non crediamo che il nostro sia uno scrupolo di natura didattica e, in ogni caso, eccessivo – visto che la fisiologia dei 52 neurotrasmettitori modulata dalle diverse classi di recettori è presente a ogni studente di discipline neurobiologiche – perché l’uso di agonisti dopaminergici è stato già proposto per il PTSD, ma si sa che questi farmaci potrebbero alterare l’attività di circuiti implicati nella fisiopatologia delle psicosi, di circuiti implicati nella regolazione del movimento e dei sistemi attivi nel bilanciamento della ricompensa. Dunque, ci permettiamo di suggerire nella lettura dell’esposizione sintetica dello studio qui recensito, anche a coloro che sono abituati a ragionare in termini di farmacologici di “molecola-funzione”, la ratio della neurofisiologia dei sistemi neuronici.

Xiangyu Zhang e colleghi, partendo dall’assunto che l’estinzione consista in un apprendimento che forma una nuova memoria, di segno opposto a quella che ha creato l’associazione tra lo stimolo e la reazione emotiva, hanno studiato il processo di formazione della memoria di estinzione, che si ritiene avvenga nell’amigdala baso-laterale (BLA, da basolateral amygdala), ottenendo esiti degni di nota.

(Zhang X. et al., Dopamine induces fear extinction by activating the reward-responding amygdala neurons. Proceedings of the National Academy of Sciences USA – Epub ahead of print doi: 10.1073/pnas.2501331122, May 6, 2025).

La provenienza degli autori è la seguente: The Picower Institute for Learning and Memory, Department of Biology, Massachusetts Institute of Technology (MIT), Cambridge, MA (USA); The Picower Institute for Learning and Memory, Department of Brain and Cognitive Sciences, Massachusetts Institute of Technology (MIT), Cambridge, MA (USA); Department of Medicine and Surgery, University of Parma, Parma (Italia); HHMI at Massachusetts Institute of Technology (MIT), Cambridge, MA (USA).

Come si è già accennato, estinguere associazioni determinanti la reazione di paura, dopo aver assolto il compito protettivo, è di cruciale importanza, in ultima analisi, per la sopravvivenza stessa di un individuo. Per tale motivo, la conoscenza dei circuiti neuronici e dei neuromodulatori che contribuiscono all’espletamento e alla regolazione della cessazione della paura ha un rilievo neurobiologico assoluto, e si spera che la ricerca condotta in questo campo aiuti a trovare nuove e più efficaci terapie per il PTSD e tutti quei disturbi cronici da stress in cui si riattiva costantemente nel paziente una reazione simile alla paura[2].

Ricordiamo l’entità del disturbo e la gravità della sofferenza degli affetti da PTSD: un alto livello cronico di attività dei sistemi dello stress che interferisce con affettività, emotività e cognizione, generando uno stato di neurofisiopatologia entropica rivelato dalla startling response, ossia il sussultare anche per piccoli rumori, e soprattutto dal frequente e incoercibile apparire di uno stato mentale di reviviscenza dell’esperienza del trauma, con l’attualizzazione di contenuti e reazioni neurofunzionali. Si comprende quanto sarebbe importante poter disporre di uno strumento terapeutico in grado di impedire questo “ritorno”, questa continua attualizzazione dello spavento, del terrore, della paura.

La ricerca compiuta finora ci dice che l’estinzione della paura ha luogo quando il cervello degli animali formano una nuova memoria, che sopprime la memoria impressiva della paura originaria. Nel caso della memoria della paura contesto-dipendente, la nuova memoria si forma all’interno della sottopopolazione posteriore rispondente alla ricompensa dell’amigdala basolaterale (BLA), geneticamente contraddistinta da neuroni Ppp1r1b+. Queste “cellule di engramma mnemonico” sopprimono l’attività delle cellule nervose Rspo2+, che costituiscono le cellule dell’engramma mnemonico della risposta originaria alla paura, presenti nella BLA anteriore, e in tal modo determinano l’estinzione della paura.

Il quesito rimasto senza risposta fino allo studio di Xiangyu Zhang e colleghi è sostanzialmente questo: qual è il segnale informativo che istruisce la formazione della memoria di estinzione della paura nei neuroni Ppp1r1b+?

La sperimentazione ha dimostrato che la segnalazione dopaminergica della VTA guida l’estinzione della paura in distinte popolazioni neuroniche della BLA. In particolare, le popolazioni di cellule nervose dell’amigdala baso-laterale implicate nella paura e nell’estinzione ricevono input topograficamente divergenti dai neuroni rilascianti dopamina della VTA, via recettori della dopamina espressi in modo differenziato.

Le registrazioni di fotometria in fibra dell’attività dopaminergica nella BLA rivelano che l’attività della catecolamina è time-locked per la cessazione del freezing nei neuroni BLA di estinzione della paura, ma non nei neuroni BLA della paura. Tale attività dopaminergica nei neuroni di estinzione della paura nell’amigdala è strettamente correlata con l’apprendimento dell’estinzione.

I ricercatori hanno impiegato la manipolazione optogenetica specifica per ciascuna proiezione e, in tal modo, hanno rilevato che l’attivazione delle proiezioni della VTA alle sedi della ricompensa nella BLA e ai neuroni della paura, a seconda dei casi, accelerava o impediva l’estinzione della paura.

Tutti i risultati presi insieme dimostrano che l’attività dopaminergica controlla in entrambe le direzioni, l’estinzione della paura mediante pattern funzionali distinti, diretti rispettivamente ai neuroni della paura e ai neuroni dell’estinzione nella BLA.

 

L’autrice della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Giovanna Rezzoni

BM&L-03 maggio 2025

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

________________________________________________________________________________

 

La Società Nazionale di Neuroscienze BM&L-Italia, affiliata alla International Society of Neuroscience, è registrata presso l’Agenzia delle Entrate di Firenze, Ufficio Firenze 1, in data 16 gennaio 2003 con codice fiscale 94098840484, come organizzazione scientifica e culturale non-profit.

 

 

 



[1] Il più noto e studiato è il sistema del locus coeruleus.

[2] In psichiatria si adotta ancora la distinzione introdotta da Freud tra paura (Furcht) e ansia (Angst) o “paura senza oggetto”. In pratica, per paura si intende la reazione a una minaccia attuale, in genere costituita da uno stimolo materialmente presente al soggetto, mentre per ansia si intende uno stato prodotto da un’elaborazione psichica di vissuti, circostanze, condizioni, e può anche essere il prodotto di una perdita di equilibrio fra i sistemi neuronici che garantiscono il bilanciamento dinamico ed efficiente (senza entropia ansiosa) della buona salute psichica.